idee e itinerari turistici per scoprire la Basilicata

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Monday, 12 October 2015 10:36

Cosa vedere a Valsinni

A pochi chilometri dal Parco Nazionale del Pollino si trova quest'incantevole borgo della Basilicata che ai suoi visitatori offre un panorama unico sulla vallata e una storia da raccontare. È uno di quei racconti tristi, che gli abitanti narrano mentre con lo sguardo osservano l'antico castello che ancora oggi domina Valsinni.


IL PAESE, TEATRO DI UNA STORIA TRISTE E ROMANTICA

Nel 1520 in questo luogo nacque Isabella Morra, poetessa e donna di grande sensibilità. La sventurata venne barbaramente assassinata dai fratelli, signori di Valsinni a soli venticinque anni, per una presunta relazione clandestina con il poeta e barone spagnolo Diego Sandoval de Castro, signore del vicino feudo di Bollita e marito della baronessa Antonia Caracciolo.

La morte della giovane poetessa non è stata dimenticata dagli abitanti di Valsinni che in suo onore hanno fondato un Parco Letterario.

Ma Valsinni non è solo questo, il borgo è un suggestivo intrico di vicoli e stradine, in cui spicca la chiesa Madre dedicata all'Assunta e palazzo Mauri, che al suo interno contiene un antico mulino. Anche per questo Valsinni fa parte dei comuni Bandiera Arancione del Touring Club Italiano, attestato che premia le piccole località dell'entroterra che si distinguono per un’offerta di eccellenza e un’accoglienza di qualità.

Un panorama del borgo di Valsinni e del castello


TRE BUONI MOTIVI PER VISITARE VALSINNI


1. IL PARCO LETTERARIO

 Se amate la poesia e il romanticismo, allora Valsinni è il paese giusto da visitare. Il Parco letterario Isabella Morra ripercorre infatti la triste storia della poetessa, grazie ad attori in costume e menestrelli che ne recitano i versi, facendo rivivere la drammatica vicenda di questa ragazza.

Valsinni, monumento a Isabella Morra

È un autentico tuffo nel passato tra poesia, musica e sapori autentici. Non può inoltre mancare una visita al castello (con guida), a palazzo Mauri e alla chiesa Madre che custodisce un prezioso crocifisso ligneo del XV secolo.


2. IL MISTERO DI ISABELLA MORRA

Probabilmente il rapporto tra Isabella e Diego fu solo di tipo epistolare, tra due anime sensibili che finalmente si erano ritrovate unite in un mondo brutale. Per questo la storia di Isabella è diversa da tante altre storie di barbarie legate ad un incomprensibile senso dell'onore, e per questo il fantasma della poetessa non ha mai trovato pace ma continua a vagare tra le mura di quel castello in cui è stata pugnalata a morte.

Ancora oggi sono in molti quelli che dicono di averla incontrata, a piedi nudi e con un lungo abito bianco, mentre malinconicamente ammira dall'alto delle mura lo splendido panorama sulla valle già cantato nelle sue poesie.

Il castello di Valsinni


3. I "PUPARULI CRUSCHI" 

Vedere Valsinni non significa solo intraprendere un viaggio tra poesia, cultura e mistero. Come ogni paese della Basilicata, anche questo borgo ha ricette deliziose e cibo di gran qualità.

Il principe della tavola è il peperone Igp di Senise (località a pochi chilometri da Valsinni) che viene gustato essiccato per dare vita ai tradizionali "puparuli cruschi": si tratta di peperoni secchi e croccanti che possono venir gustati crudi o cucinati con strascinati, cacioricotta grattugiato e mollica di pane per creare uno dei piatti tipici della tradizione lucana.

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Published in Valsinni
Monday, 12 October 2015 10:33

Cosa vedere a Campomaggiore

Visitare Campomaggiore Vecchio significa toccare con mano ciò che resta del sogno infranto del conte Teodoro Rendina: il sogno di un'utopia che ha dovuto fare i conti con la realtà. È una storia nascosta all'ombra delle Dolomiti Lucane, tra i resti silenziosi di antichi palazzi, campanili e umili case contadine.

IL SOGNO INFRANTO DEL CONTE RENDINA

Campomaggiore non è solo una città fantasma della Basilicata ma è una storia raccontata dalle sue rovine che parlano al visitatore che si aggira tra le mura silenziose. Passeggiando tra i resti del paese vedrete il palazzo Patronale che si erge orgoglioso su quella che un tempo era la piazza dell'antico borgo. Di fronte ad esso si staglia il campanile della chiesa, abbracciato dalla vegetazione che ha trovato ospitalità tra le mura diroccate.

La storia di Campomaggiore è una di quelle che vale la pena raccontare e così ogni estate nel suggestivo scenario della città fantasma si riuniscono attori ed acrobati per ricordare il sogno di Teodoro Rendina che volle trasformare Campomaggiore, all'epoca un piccolo paese all'ombra delle Dolomiti Lucane, in quella che viene ricordata come "La città dell'Utopia".   

Chiesa della Madonna del Carmelo a Campomaggiore 


TRE BUONI MOTIVI PER VISITARE CAMPOMAGGIORE


1. UNA STORIA AFFASCINANTE

 La storia di Campomaggiore ha tutti gli ingredienti di una fiaba, tranne il lieto fine. C'è un conte ricco e nobile, il conte Teodoro Rendina che, dopo aver viaggiato in Europa studiando le teorie utopistiche di Robert Owen e Charles Fourier decide di creare un paese diverso da tutti gli altri: un paese dove non esista la povertà. Sceglie di attuare il suo progetto in Basilicata, in un piccolo paese di contadini: Campomaggiore.

É il 1743 quando costruisce il palazzo patronale di Campomaggiore (sotto)  la chiesa e le case dei contadini. Le abitazioni vengono costruite seguendo criteri urbanistici innovativi che permettano agli abitanti di muoversi agevolmente e di avere a disposizione spazio sufficiente per vivere in condizioni igieniche ottimali.

Il palazzo patronale di Campomaggiore

Il conte Rendina inoltre stabilisce delle norme che regolino la vita del paese: ogni contadino, ad esempio, deve avere a disposizione un'abitazione con un piccolo apprezzamento di terra che gli permetta di vivere; ogni contadino deve avere legname sufficiente per scaldarsi con l'obbligo di piantare tre alberi da frutto per ogni fusto abbattuto. L'idea è buona è pare funzionare, Campomaggiore cresce e arriva a contare 1524 abitanti nel 1885.

Il conte non ha fatto però i conti con i capricci della natura, così, in quello stesso anno il paese viene raso al suolo da una tremenda frana. I contadini per fortuna riescono a mettersi in salvo ma Campomaggiore è ormai ridotto a un cumulo di macerie.

I cittadini del paese distrutto provano a ricostruire le loro case ma il terreno su cui il conte Rendina ha costruito il suo sogno è soggetto a continui smottamenti che rendono vano ogni tentativo, lasciando ai posteri un paese fantasma, testimonianza concreta di un’utopia infranta.


2. IL PAESE ABBANDONATO
 

Probabilmente la storia del conte Rendina non è una di quelle a lieto fine, ma è anche grazie a quella frana che oggi chi visita Campomaggiore può passeggiare in una città fantasma affascinante e suggestiva. L'edificio più spettacolare è il Palazzo Patronale, che si affaccia su quella che un tempo era la Piazza dei Voti, così chiamata per ricordare il giorno in cui i primi coloni si riunirono per scegliere di seguire il conte nella sua idea. Di fronte al palazzo si ergono i resti della chiesa dedicata alla Madonna del Carmelo. Intorno sono ancora visibili le mura delle antiche case contadine.

A circa tre chilometri da Campomaggiore Vecchio si può visitare il Casino della Contessa, residenza estiva dei Rendina.

Il paese fantasma di Campomaggiore

É in questo magnifico scenario che nei fine settimana di agosto va in scena "La città dell'Utopia", spettacolo teatrale che tra luci, effetti speciali e danze aeree racconta la storia del conte Teodoro Rendina e del suo sogno infranto.


3. IL PARCO DELLE DOLOMITI LUCANE

Campomaggiore si trova nel Parco Gallipoli Cognato Piccole Dolomiti Lucane, un’area verde che si estende per 27.027 ettari, nella zona centrale della Basilicata.

Attrezzato per escursioni, orienteeering e visite guidate alla scoperta di flora e fauna, il parco è metà imprescindibile per gli appassionati di bouldering d’Italia, grazie alla qualità della roccia e alla grande varietà di passaggi arrampicabili.

Published in Campomaggiore
Thursday, 10 September 2015 16:31

Cosa vedere a Metaponto

Morbide spiagge di sabbia dorata che oltre mille anni fa furono percorse dagli antichi greci per fondare una della “polis” più floride della Magna Grecia: questa è Metaponto. Mare e cultura si fondono in questa piccola località che si affaccia sul mare Ionio e sorge tra i due fiumi della Basilicata Bradano e Basento. Nonostante oggi sia una accogliente località di villeggiatura, Metaponto merita il suo posto nella storia.

LO STESSO MARE CHE VIDERO GLI ANTICHI GRECI

Nel corso dei secoli ha dato ospitalità al filosofo greco Pitagora, che vi fondò una delle sue scuole; è stata rifugio per Annibale e i suoi uomini; ha visto combattere Spartaco contro i romani e, secondo la leggenda, pare sia stata fondata dall’eroe greco Nestore, di ritorno dalla guerra di Troia.

Di questo ricco passato restano oggi le vestigia dello splendido Tempio di Hera o "Tavole Palatine" (foto sotto), l’interessante museo archeologico e la quiete del mare Ionio, che culla il visitatore come un tempo cullò guerrieri stanchi in cerca di fortuna.

Chiudiamo il nostro racconto con una curiosità per gli amanti del cinema: a pochi chilometri da Metaponto sorge la villa del regista Francis Ford Coppola. È lì infatti che la figlia Sofia ha sposato Thomas Mars, cantante dei Phoenix (se siete interessati all'argomento, date un'occhiata al nostro articolo sul cinema in Basilicata). 

Tavole Palatine, Metaponto


TRE BUONI MOTIVI PER VISITARE METAPONTO


1. LE SPIAGGE DORATE

La spiaggia di Metaponto è sabbiosa e il mare non è molto profondo, bisogna camminare un bel po’ prima che il livello dell’acqua cresca. Per questo Metaponto è la meta ideale per i più piccoli che tra un bagno e l’altro possono giocare sulla morbida sabbia.

Il paese offre ospitalità con più di venti tra campeggi e villaggi turistici, una decina di alberghi e numerosi lidi che affiancano le spiagge libere. Le spiagge di norma non sono molto affollate, per questo consigliamo Metaponto a chi desidera rilassarsi e fuggire dai ritmi frenetici della vita in città.

Metaponto, mare


LEGGI ANCHE IL NOSTRO ITINERARIO ALLA SCOPERTA DELLE COSTA IONICA IN BASILICATA!


2. IL TEMPIO DI HERA

 Come vi abbiamo raccontato, Metaponto ha giocato un ruolo chiave nella storia antica del sud Italia, per questo prima di lasciare questa città della Basilicata non potete fare a meno di visitare due luoghi: le Tavole Palatine (i resti del Tempio di Hera) che sorgono all’interno di un suggestivo parco archeologico a pochi chilometri dal centro abitato e il Museo Archeologico Nazionale di Metaponto che raccoglie reperti unici del mondo greco e racconta il modo in cui sono stati rinvenuti.

Noi vi consigliamo di vedere le Tavole Palatine al tramonto, per godere del fascino immortale dell’arte greca. 

Il parco archeologico di Metaponto


 3. DIVERTIMENTO PER TUTTE LE ETÀ

Se vi piacciono gli scivoli e i giochi d’acqua, allora dovete provare l’Acquazzurra Park, un parco acquatico per famiglie a circa nove chilometri dalla spiaggia dove i più piccoli si potranno divertire scivolando da una divertente nave pirata.

La sera invece il cuore di Metaponto è il lungomare, con i numerosi bar e i lidi che organizzano dj set e serate disco. Molto frequentate nella stagione estiva le discoteche a pochi chilometri da Metaponto, nei pressi delle località Ginosa e Castellaneta.

 

CREDIT PHOTO:
Foto spiaggia: Rosalba Molaro
Foto Parco Archeologico: Eduardo De Stefano

Published in Metaponto
Wednesday, 19 August 2015 18:03

Una passeggiata nel cuore di Potenza

Non è una delle mete turistiche più note della Basilicata, eppure Potenza può riservare piacevoli sorprese. In questo nostro itinerario vi condurremo per mano per le strade di Potenza, tra i vicoli del centro storico fino alle sorprese nascoste nelle zone meno conosciute della città.

Potenza, piazza Mario Pagano


TAPPE

Città di Potenza

TEMPO DI VISITA

Metà giornata per visitare il centro storico o una giornata per un itinerario completo

QUANDO

Tutto l'anno

A CHI LO CONSIGLIAMO

A chi ama la cultura e la storia

COME

A piedi e in auto per visitare le zone al di fuori del centro storico



COSA VEDERE NEL CENTRO STORICO

L’anima storica di Potenza è la centralissima Via Pretoria che nel gergo potentino è più conosciuta come “Sopra Potenza”, proprio perché collocata su di un colle. L’itinerario che vi suggeriamo la percorrerà per intero portandovi alla scoperta di chiese, palazzi, negozi e piazze.

Potenza, via Pretoria

Si parte da Porta Salza, una delle tre porte rimaste fino ai giorni nostri. La prima sosta è la Chiesa di San Michele Arcangelo, splendido esempio di arte romanica. Al suo interno sono conservate una tela del pittore lucano PietrafesaL’Annunciazione e La Madonna del Rosario e Quindici Misteri di Antonio Stabile.

Ripresa via Pretoria si arriva a Piazza Mario Pagano (foto in cima all'articolo), la piazza dei potentini, e sede del grazioso Teatro Stabile e della Chiesa con annesso convento di San Francesco di epoca duecentesca. Dopo aver visitato la chiesa suggeriamo una pausa caffè presso lo storico caffè di Potenza: il Gran Caffè Italia.

Terminata la pausa si riprenda la passeggiata fra i negozi, i palazzi e i caratteristici slarghi di via Pretoria fino ad arrivare alla Cattedrale di San Gerardo del XII° secolo (foto sotto). Di particolare interesse la facciata con portale a due ante di bronzo, la cappella di San Gerardo e la cripta posta in corrispondenza dell’altare maggiore.

La Cattedrale di San Gerardo, nel centro storico di Potenza, Basilicata

Usciti dalla Cattedrale una escursione al Museo Archeologico Nazionale Dinu Adamesteanu, all’interno di Palazzo Loffredo, vi offrirà un quadro generale dell’archeologia dell’intera regione.

Il nostro itinerario nel centro storico termina con la Torre Guevara, testimone della presenza di un castello i cui resti sono stati definitivamente rimossi negli anni ’60, ma non si può lasciare Sopra Potenza senza aver assaggiato le pizzette del signor Lovaglio a Piazza Matteotti nei pressi dell’edicola di San Gerardo, patrono della città. 


COSA VEDERE AL DI FUORI DEL CENTRO STORICO

Il ponte Musmeci, Potenza, Basilicata

Se avete ancora tempo vi consigliamo la visita della chiesa di Santa Maria del Sepolcro, nel rione di Santa Maria, e del Ponte Musmeci, realizzato dall’omonimo ingegnere sul finire degli anni 60, la cui struttura non poggia su pilastri ma su onde di cemento che formano una sola volta e 4 archi contigui.

 
Published in Itinerario Potenza
Wednesday, 19 August 2015 17:08

In bici sulla montagna potentina

Una bici robusta, un po' di allenamento e magari una macchina fotografica nello zainetto, per immortalare i bellissimi paesaggi che faranno da contorno alla vostra passeggiata. Il nostro itinerario vi porterà alla scoperta delle montagne che circondano la città di Potenza, viaggiando tra boschi e piccoli borghi arrampicati tra le rocce.

In bici sulla montagna potentina


TAPPE 

Potenza - Abriola - Potenza

TEMPO DI VISITA 

Un giorno, il percorso è lungo circa 54 Km

QUANDO

Da aprile ad ottobre

A CHI LO CONSIGLIAMO

Ciclisti esperti e allenati, alcuni tratti sono impegnativi

COME

In bici, principalmente su fondo asfaltato 



PARTENZA E PRIMA TAPPA: OASI WWF 

Si parte da Potenza e si fa tappa all’Oasi del WWF del Lago di Pantano (sotto). La riserva è stata creata nel 1990 per tutelare la vegetazione e la fauna del lago: salici, ontani, pioppi e macchia mediterranea sono un’importante stazione di sosta e di nidificazione di uccelli migratori e stanziali. 

Il lago di Pignola

Gli amanti dello birdwatching possono osservare da capanni in legno rapaci, poiane, aironi cenerini, cormorani, falchi, gazzette. Una pista ciclabile percorre per intero il perimetro dell’invaso.


SECONDA TAPPA: SELLATA E PIERFAONE

Lasciato il Lago di Pantano inizia la salita per raggiungere il valico della Sellata (1250 m) e Pierfaone ( 1400 m), attraverso ombrose stradine di montagna, circondate da boschi. Nei mesi invernali la zona è una stazione sciistica con uno sviluppo delle piste di circa 10 chilometri.


TERZA TAPPA: ABRIOLA

Panorama del comune di Abriola, in Basilicata

Una spettacolare discesa porta al piccolo centro abitato di Abriola. A questo punto vi consigliamo di lasciare la bici per un po' e passeggiare trai vicoli di questo paesino; di particolare pregio la Chiesa di San Valentino e la torre medioevale a pianta quadrata che ricordano il passato di Abriola un tempo roccaforte araba.


QUARTA TAPPA: PIGNOLA

Riprese le biciclette, prima di fare ritorno a Potenza è d’obbligo una sosta nel paesino di Pignola che abbiamo attraversato rapidamente all’andata. Palazzi del XVII e del XVIII secolo, con molti bei portali in pietra caratterizzano il centro storico. Di particolare interesse la Chiesa di S. Maria Maggiore

Lasciata Pignola si fa ritorno a Potenza in giornata.

In bici nei dintorni di Potenza 

VEDI ANCHE IL NOSTRO ITINERARIO PER VISITARE POTENZA

CREDIT PHOTO
Foto ciclisti: www.lucaninatura.it

Published in La montagna potentina
Tuesday, 18 August 2015 18:00

Cosa vedere a Venosa

"Carpe diem, quam minimum credula postero"... i versi di Orazio riecheggiano nelle strade di Venosa, la città della Basilicata che nel 65 a.C ha dato i natali al famoso poeta romano. É a pochi passi del paese che riposano i resti dell'antica città romana, mentre, nelle viuzze di Venosa il visitatore può andare alla ricerca di quella che la tradizione considera la casa del celebre poeta latino. 

UN VIAGGIO NELLA CITTÀ DI ORAZIO E DON GESULDO 

Ma Venosa racconta anche una storia di musica, passione e morte: è quella del principe Gesualdo da Venosa, compositore di madrigali nel XVII secolo, costretto a fuggire dalla città per aver assassinato, in un impeto di follia, l'adultera moglie Maria e il suo amante. 

C'è poi la storia dell'Incompiuta, l'abbazia dell'XI secolo che doveva diventare immensa ma oggi non è che misteriose mura e un tetto di stelle. Venosa è una città capace di raccontare storie, magari da ascoltare di fronte a un bicchiere di Aglianico del Vulture, il pregiato rosso della Basilicata che nasce in queste terre.

È per tutti questi motivi che Venosa è entrata a far parte dei "Borghi più belli d'Italia".

Un panorama di Venosa, Basilicata


TRE BUONI MOTIVI PER VISITARE VENOSA


 1. UN VIAGGIO NELLA STORIA

La prima destinazione da vedere quando visitate Venosa è il castello di Pirro del Balzo (foto in gallery), del 1470, che si erge imponente al centro del paese e ospita tra le sue mura il Museo Archeologico Nazionale.

LEGGI ANCHE IL NOSTRO ARTICOLO SUI CASTELLI IN BASILICATA

Viaggiando a ritroso nel tempo, a pochi passi da Venosa c'è la bellissima abbazia della Santissima Trinità, al cui interno trovate preziosi affreschi e le spoglie del condottiero normanno Roberto il Guiscardo. A colpire il visitatore però saranno soprattutto i resti di quella che è chiamata "L'Incompiuta", che si ergono nella parte posteriore dell'abbazia.

I lavori, cominciati nel XI secolo avevano lo scopo di completare l'abbazia con un enorme abside e due larghe campate, ma ciò non è mai avvenuto. Oggi il visitatore può passeggiare tra i suggestivi resti di questo sogno mai realizzato.

L'Incompiuta di Venosa

Altra testimonianza del sacro a Venosa sono le catacombe cristiane del IV secolo e quelle ebraiche del III-IV secolo.

Tornando ancora indietro nel tempo possiamo visitare il Parco Archeologico che testimonia il periodo repubblicano della città e, nascosta tra le viuzze del paese, possiamo scoprire quella che viene considerata per tradizione la casa di Orazio.

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 2. IL GUSTO DELL'AGLIANICO

Venosa è tra i comuni della Basilicata che sono patria del celebre Aglianico del Vulture, annoverato tra i più grandi vini rossi d'Italia. Questo vino, il cui vitigno cresce sulle pendici e nella valle del vulcano spento del Vulture, ha un colore rubino che tende al granato con riflessi aranciati con l’età.

All'olfatto risultano riconoscibili profumi di  mora e  prugna selvatica, note di viola e di fragole di bosco, a cui il tempo apporta sentori di liquirizia, cioccolato fondente, pepe nero. In bocca l'Aglianico del Vulture risulta complesso, moderatamente tannico e fresco, con una gradazione alcolica tra i 12,5° e i 13,5°. 

Le botti di Aglianico della Cantine del Notaio, a Rionero in Vulture


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 3. PER SCOPRIRE I NOSTRI ANTENATI

Nei pressi di Venosa è possibile visitare il Sito Palolitico di Notarchirico, uno dei più antichi di Europa, risalente a 600.000 anni fa. La sua importanza è evidenziata dalla scoperta nel 1985 di un femore umano  che, attribuibile forse ad un Homo erectus, è uno dei più antichi resti fossili d’Europa.

Il biglietto è cumulativo con quello del Parco archeologico, delle catacombe ebraiche e del Museo archeologico nazionale.

Published in Venosa
Tuesday, 18 August 2015 17:55

Cosa vedere a Policoro

Mare, storia e natura: sono questi i tre ingredienti che rendono Policoro la meta ideale per una vacanza rilassante, per riscoprire il fascino di un nobile passato e lasciarsi sorprendere dalla bellezza di flora e fauna.


IL FASCINO DELLA MAGNA GRECIA, TRA NATURA E RELAX 

Policoro sorge infatti a pochi passi dalle rovine dell’antica Heraklea, importante polis della Magna Grecia.  È qui che Pirro combatté l’esercito romano nel 280 a.C.. A testimoniare questo glorioso passato c’è il Museo Archeologico della Sirtide, che custodisce i resti dell’antica città.

Ma non si può andare via da questi luoghi senza aver assaporato le famose fragole di Policoro, frutto saporito che in queste zone trova terreno fertile per crescere rigoglioso. E poi c’è il mare: paesaggio incontaminato, acque cristalline e pulite (Bandiera Blu 2016), tanto che le tartarughe caretta caretta hanno scelto queste spiagge per deporre le loro uova. Possiamo fidarci!

La spiaggia di Policoro 


TRE BUONI MOTIVI PER VISITARE POLICORO


1. LE ACQUE PURE DEL MARE IONIO

A differenza delle altre spiagge lucane che si affacciano sullo Ionio, la spiaggia di Policoro è fatta da sabbia e piccoli ciottoli. Le acque sono mediamente profonde. Talvolta è possibile avvistare gruppi di delfini che nuotano al largo. Il litorale è fornito di lidi che si alternano a tratti di spiaggia libera. Presenti numerose strutture ricettive che offrono ospitalità a prezzi contenuti.


2. L'ANTICA HERAKLEA

Policoro sorge a pochi chilometri dalle rovine dell’antica polis greca di Heraklea. In prossimità del parco archeologico è possibile visitare il Museo Archeologico Nazionale della Sirtide che custodisce corredi funerari, armature in bronzo, gioielli in argento, oro e ambra, testimonianza di un glorioso passato. Il museo ha adottato la Carta della qualità dei servizi del MiBACT.

Gli scavi di Policoro


3. LA RICCHEZZA DELLA FAUNA

A pochi chilometri dalla città si trova l’oasi WWF Policoro Hearklea, che fa parte della vasta Riserva naturale orientata Bosco Pantano di Policoro (500 ettari). È uno degli ultimi boschi allagati costieri del nostro paese ed è una metà imperdibile per gli appassionati di birdwatching.

Policoro, oasi WWF

ll Pantano di Policoro è infatti un'importante area di sosta per numerosi uccelli migratori, di cui ne state censite circa 170 specie, come l'airone bianco maggiore, l'airone cenerino, la spatola. L’oasi offre rifugio anche a moltissime tartarughe marine come la tartaruga caretta caretta. Il parco è aperto tutti i giorni dalle 9.00 alle 13.00, per visite guidate è necessaria la prenotazione.

PRIMA DI PARTIRE PER POLICORO, LEGGETE IL NOSTRO ITINERARIO ALLA SCOPERTA DELLA COSTA IONICA!

Published in Policoro
Tuesday, 18 August 2015 17:52

Cosa vedere a Maratea

Romantica, elegante, incontaminata: alcuni hanno battezzato Maratea la “perla del Tirreno” per la sua bellezza preziosa che fa innamorare al primo sguardo.

Grotte marine, spiagge silenziose e montagne lussureggianti che precipitano in acque trasparenti, Maratea è una delle mete turistiche più visitate in Basilicata e una tappa ideale per chi ama il mare. Chi pratica snorkeling o immersione qui può immergersi in acque limpide (Bandiera Blu 2016) per ammirare la ricca vegetazione dei fondali.

UN POSTO ROMANTICO, DOVE LA LUNA SI SPECCHIA NEL MARE

Il borgo di Maratea ha le bellezza tipica dei piccoli centri mediterranei, con le case di colore bianco e le viuzze che si perdono in romantiche piazzette. Le coppie non possono lasciare Maratea senza aver cenato a lume di candela in uno dei rinomati ristoranti del porto, al chiaro di luna e cullati dalla brezza del vento.

Su tutto domina l’enorme statua del Cristo Redentore (seconda per grandezza solo a quella di Rio de Janeiro), alta ventuno metri e costruita sulla cima del monte San Biagio. Da lì si può ammirare la costiera di Maratea in tutto il suo splendore. Vi assicuriamo che ne vale la pena.

La statua del Cristo Redentore a Maratea  


TRE BUONI MOTIVI PER VISITARE MARATEA


  1. UN MARE CRISTALLINO

Se siete curiosi e amate il mare a Maratea potete divertirvi a cambiare spiaggia ogni giorno. Sono moltissime, ognuna diversa per caratteristiche e panorama, alcune sono raggiungibili solo via mare.

Tra tutte vi consigliamo di visitare la spiaggia di cala Jannita, meglio conosciuta come “La spiaggia nera”, per via della sua sabbia dal caratteristico colore scuro; la spiaggia di Macarro invece è una delle più conosciute e frequentate, dove il blu del mare si fonde con il grigio della sabbia e il verde della vegetazione; c’è poi la la spiaggia della secca di Castrocucco (sotto), dove gli scogli hanno creato un’incantevole piscina naturale o la spiaggia di A’Gnola, sabbiosa ed estesa.

La spiaggia di Castrocucco a Maratea


2. ESPLORARE LA NATURA MARINA

Gli appassionati di immersione e snorkeling a Maratea possono ammirare fondali ricchi di flora e fauna, oltre ad importanti reperti di età ellenistico-romana. Imperdibili le visite alle grotte marine della zona. A pochi chilometri da Maratea inoltre si trova la bellissima isola di Dino, un isolotto ricco di vegetazione che ospita nelle sue acque due grotte: la Grotta Azzurra e la Grotta del Leone.

Se siete appassionati di natura ma non ve la sentite di immergervi potrete scegliere tra numerosi itinerari di visita in barca.

Se avete voglia di fare una passeggiata non dimenticate di far visita alla bellissima Grotta delle Meraviglie, che si trova a Marina di Maratea e si percorre a piedi. 


3. PERDERSI NEI VICOLI DEL BORGO

Maratea è conosciuta anche come “La città delle 44 chiese” grazie alle numerose chiesette, eremi, edicole e monasteri sparsi nella città e in buona parte del territorio circostante. Particolarmente interessanti sono la Chiesa dell’Immacolata, ornata con preziosi affreschi, la Chiesa di Santa Maria Maggiore  e la Chiesa della Madonna degli Ulivi.

Una visita a parte merita la statua di Cristo Redentore, di cui abbiamo parlato nella presentazione. È raggiungibile in auto, ma l’ultimo tratto va percorso con le navette che collegano il monumento con il parcheggio. Gli amanti dell’arte potranno perdersi tra le opere esposte nei vicoli del paese che nei mesi estivi si riempiono di mostre temporanee e gallerie all’aperto dal fascino bohémien. 

La piazzetta di Maratea

Published in Maratea
Tuesday, 18 August 2015 17:47

Cosa vedere ad Acerenza

Bellezza e mistero sono i termini più appropriati per descrivere questo piccolo paese della Basilicata. La bellezza è quella di un borgo arrampicato su una montagna (833 metri s.l.m.) con le alte mura che incontrano lo sguardo dello spettatore insieme all’imponente cattedrale che svetta tra le viuzze antiche del centro storico. Non è un caso che Acerenza sia entrata nella classifica dei Borghi più belli d’Italia!

GLI AFFASCINANTI MISTERI DELLA CATTEDRALE DI ACERENZA

In questo scenario da cartolina però si celano suggestivi misteri. Acerenza è stata nei secoli terra di passaggio dei crociati che si recavano in Terrasanta e c’è persino chi sostiene che il fondatore dell’Ordine dei Templari, Ugo dei pagani sia nato proprio in Basilicata, in un paese posto a pochi chilometri da Acerenza.
A conferma di questa tesi gli storici hanno individuato in alcune misteriose sculture che adornano la Cattedrale simboli cari agli appartenenti all’Ordine.

Che dire poi di quella finestrella nella cripta della Cattedrale che secondo alcuni pare custodisca niente meno che il Sacro Graal? È uno dei misteri di Acerenza, e non è l’unico.
Alcuni studiosi sostengono che nella Cattedrale riposino i resti della figlia del conte Vlad III di Valacchia, meglio noto come il conte Dracula

Panorama di Acerenza


TRE BUONI MOTIVI  PER VISITARE ACERENZA


1. LA MONUMENTALE CATTEDRALE

Può sembrare strano scoprire una chiesa così grande in un paese piccolo come Acerenza (meno di 3.000 abitanti) ma la Cattedrale di Acerenza non è che una testimonianza del passato glorioso di questo comune.

Edificata tra l’XI e il XIII sui resti di un tempio romano dedicato ad Ercole Acheruntino, conserva intatta una sacralità ancestrale, quasi magica. Di particolare pregio è il portale d’ingresso, decorato da figure di animali ed esseri umani avvinghiati tra loro, mentre all’interno sono custodite opere del pittore lucano del XVI secolo Antone Stabile e affreschi dell’artista rinascimentale Giovanni Todisco che decorano la cripta, anch’essa in stile rinascimentale.

Acerenza, cattedrale, interno


2. LE TRACCE DEI CAVALIERI TEMPLARI

Passeggiando di sera per gli stretti vicoli del borgo è facile immaginare antichi guerrieri percorrere furtivi queste strade, nascondendo tesori di incommensurabile valore.

Acerenza nasce infatti nel  secolo come insediamento militare normanno contro gli arabi, un punto di partenza e di arrivo per molti cavalieri della Terrasanta. Sono molti del resto i riferimenti all’Ordine dei Templari che si possono trovare nelle strutture più antiche della città.  


3. IL MISTERO DEL DRAGO ALATO

Più controversa è la storia che riguarda la sepoltura della figlia del conte Vlad, Maria Balsa. La scoperta è recente e prende avvio dall’aver individuato il simbolo dei Vlad (un drago alato) impresso sulle mura della Cattedrale di Acerenza.

Acerenza, cattedrale, fregio drago

Lo stesso nome “Balsa” secondo alcuni deriva da “Balcana” (proveniente dai Balcani) e in molti hanno trovato nella cattedrale simboli che rimandano alla famiglia Vlad e alla Romania.

Che sia verità o leggenda non è dato saperlo, ciò che conta è che sia una bella storia che aggiunge fascino a questo bellissimo paese.

 
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Published in Acerenza
Tuesday, 18 August 2015 17:44

Cosa vedere a Melfi

Ciò che colpisce quando ci si avvicina a Melfi per la prima volta è il castello che si erge maestoso su una verde collina, con le mura che scendono lungo i fianchi e si perdono in un intrico di case dai tetti scarlatti.

IL REGNO DI FEDERICO II

Se siete appassionati di storia e giungete in Basilicata, non potete andare via prima di aver visto Melfi, roccaforte di Federico II di Svevia, sovrano illuminato e misterioso.
È da Melfi che l’imperatore promulga nel 1231 le “Costituzioni melfitane”, norme che per la prima volta riconoscevano alle donne diritti sconosciuti all’epoca ed è nei boschi intorno a Melfi che il sovrano amava cacciare con il falcone.

Ma Melfi non è solo storia, a due passi dal paese potete trascorrere una giornata di relax nei prati che circondano i laghi di Monticchio, due bellissimi specchi d’acqua di origine vulcanica; è sulle montagne della zona che nasce l’Aglianico del Vulture, vino DOC annoverato tra i più grandi vini rossi d’Italia. Che dite? Vi abbiamo convinto?

Scorcio di Melfi e del castello


TRE BUONI MOTIVI PER VISITARE MELFI


1. LA FIGURA DI FEDERICO II

Se visitate Melfi non potete non vedere il castello, imponente struttura di origine normanna (fine XI secolo) che al suo interno ospita il Museo Archeologico Nazionale del Melfese che custodisce preziosi reperti del VII-III secolo a.C. oltre allo splendido Sarcofago di Rapolla, opera della seconda metà del II secolo, proveniente dall’Asia Minore.

Bellissima inoltre la Cattedrale risalente al 1056 e la cripta di santa Margherita, chiesa rupestre che al suo interno reca affreschi perfettamente conservati, tra cui spicca il “monito dei morti” in cui pare sia rappresentato Federico II in abiti da falconiere.

Melfi, Cripta di Santa Margherita

Se vi interessa la storia di Federico II vi consigliamo di far visita anche al castello di Lagopesole, uno splendido maniero su di una collina, situato a pochi chilometri da Melfi.

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2.  I LAGHI DI MONTICCHIO 

A pochi chilometri  da Melfi trovate i laghi di Monticchio, due specchi d’acqua di origine vulcanica che si stendono ai piedi del monte Vulture, i cui boschi ospitano la Acanthobrahmaeaeuropaea, splendida falena che vive solo in questi luoghi.

Sulle placide acque del lato si staglia l’abbazia di San Michele, che oggi ospita il museo di Storia Naturale del Vulture.

Laghi di Monticchio, Melfi


3. L' AGLIANICO DEL VULTURE

Questi luoghi sono la patria del celebre Aglianico del Vulture, annoverato tra i più grandi vini rossi d'Italia. Questo vino, il cui vitigno cresce sulle pendici e nella valle del vulcano spento del Vulture, ha un colore rubino che tende al granato con riflessi aranciati con l’età.

All'olfatto risultano riconoscibili profumi di mora e prugna selvatica, note di viola e di fragole di bosco, a cui il tempo apporta sentori di liquirizia, cioccolato fondente, pepe nero. In bocca l'Aglianico del Vulture risulta complesso, moderatamente tannico e fresco, con una gradazione alcolica tra i 12,5° e i 13,5°.

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