Da sempre l’uomo ha legato la propria esistenza alle fertilità, sia dei campi che dell’essere umano stesso. È da essa infatti che dipendono la sopravvivenza e la perpetuazione della stirpe. È un fenomeno istintivo, misterioso, che viene celebrato dall’alba dei tempi con riti ancestrali, misteriosi e spettacolari. I riti arborei della Basilicata hanno un’origine antica, quando la religione era ancora legata a rituali a noi oggi ignoti che oggi rivivono in alcuni borghi della misteriosa Lucania.
IL RITO DEL MATRIMONIO TRA GLI ALBERI
Benché differente da paese a paese, il rito quasi ovunque prevede il taglio di un albero del bosco, il cui tronco viene trascinato in paese da coppie di buoi. Nella piazza principale del paese, il tronco viene unito alla cima di un altro albero, celebrando così il “matrimonio tra gli alberi”. La cima, considerata la parte femminile, simbolo di fertilità e il tronco, che rappresenta il vigore maschile, formano così un altissimo totem su cui, al termine della cerimonia, si arrampicano i più coraggiosi.
DOVE ASSISTERE AI RITI ARBOREI IN BASILICATA
Viggianello, Accettura, Terranova di Pollino, Rotonda, Castelsaraceno, Pietrapertosa, Castelmezzano, Oliveto Lucano: in ognuno di questi paesi della Basilicata i riti arborei, celebrati da maggio a settembre si sposano con la religione cristiana, che ha traghettato questi rituali ancestrali di origine celtica nella società che oggi conosciamo. Ciò nonostante, assistendo a questi rituali, si percepisce ancora un sapore antico che ci riporta a tempi in cui gli uomini vivevano nei boschi, cullati da fruscio delle foglie e illuminati dalla luce della luna.
AREA DEL MAGGIO
ACCETTURA
In questo paese della Basilicata il rito arboreo prende il nome de “Il Maggio” e consiste nel matrimonio tra il tronco di un cerro alto trenta metri e la cima di un agrifoglio, che vengono innalzati nel centro del Paese.
Info: www.ilmaggiodiaccettura.it
PIETRAPERTOSA
A Pietrapertosa la festa è conosciuta come “il Majo” ed è dedicata a Sant’Antonio da Padova. Anche in questo caso gli alberi sono un cerro e un agrifoglio.
Info: www.prolocopietrapertosa.it
CASTELMEZZANO
Come avviene a Pietrapertosa, anche in questo borgo delle Dolomiti lucane il rituale arboreo è legato al culto di Sant’Antonio da Padova ed è conosciuto come “La sagra du’ Masc’”. Durante questa festa è possibile assaggiare i “crosti”, dolci a base di uova, farina e miele.
Info: www.prolococastelmezzano.it
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OLIVETO LUCANO
Il “Maggio olivetese” presenta una novità: oltre alla consueta scalata dell’albero in cima al quale sono appesi premi di varia natura, una squadra di fucilieri partecipa all’abbattimento delle “primizie” appese all’albero.
Info: www.maggiolivetese.org
AREA DELL’ABETE
VIGGIANELLO
Sacro e profano si mischiano a Viggianello, comune del Pollino in cui i riti arborei si celebrano in due periodi diversi dell’anno: la settimana dopo Pasqua e l’ultima settimana di agosto. Questi rituali avvengono in concomitanza con la festa di San Francesco mentre la terza domenica di agosto si può assistere alla danza del falcetto e all’offerta alla Madonna del Carmelo dei cosiddetti Cirii, sagome di legno decorate con mazzetti di spighe di grano e nastri colorati.
Info: prolocoviggianello.jimdo.com
TERRANOVA DI POLLINO
In questo borgo della Basilicata, il rito prende il nome di “A Pit’” e consiste nel taglio di un grosso abete che viene trasportato nelle varie contrade prima con trattori e poi con i buoi. Lungo il viaggio il corteo si ferma per fruire del vino, dei taralli e delle frittelle offerti dalla gente del luogo. Solo a tarda sera il corteo giunge in città, trasportando l’abete in spalla e issandolo al centro del paese.
Info: www.comune.terranovadipollino.pz.it
ROTONDA
Quello di Rotonda è probabilmente il matrimonio tra gli alberi, il cui rituale rispetta in maniera più fedele l’antico rito celtico. La festa in questo borgo del Pollino prende il nome di “L'a pitu e La rocca” e prevede il matrimonio tra un enorme faggio (L’a pitu) e un piccolo abete (La rocca). A guidare il gruppo di uomini che dovrà salire in montagna per abbattere il faggio e ripulirlo dalle fronde c’è il cosiddetto “capurale del faggio”, figura tradizionale di questa festività. Una curiosità: in passato, i fedeli gravati da malattie erano soliti camminare sul tronco per chiedere una grazia.
Info: www.alparcolucano.it
CREDIT PHOTO
Foto di Accettura: Gispazzi (CC-BY-Sa 3.0)
Foto Rotonda: www.alparcolucano.it